Seconda parte con paragrafo 3 e 4...
aspetto commenti!
3.
Mortem Arena. Settore 331
A Timmy sembrava strano: aveva visto quell'uomo snello salire sul palco, aveva una specie di giacchetta impermeabile che gli scendeva fino ai fianchi e un pantalone largo, portava il cappuccio della giacca in testa, il che non lasciava intravedere granchè del suo viso; certo sembrava avere un fisico scolpito da sotto la giacca ma...era trementamente snello e minuto! Un uomo così non sarebbe potuto resistere più di 2 minuti con il colosso dal tatuaggio e il braccio di metallo con cui stava combattendo...
e infatti era così...stava semplicemente arretrando, incassando e facendo smorfie di dolore. Cos'era 'sta roba? non era per questo che era venuto qui! Non avrebbe avuto niente di emozionante da raccontare agli amici se quel tipo sarebbe andato al tappeto così facilmente...!!!
stava pensando di urlargli qualcosa, voleva essere volgare e sboccato "tanto la mamma non lo saprà mai" pensò. stava cercando nella sua mente qualche insulto d'effetto quando vide la mano del mingherlino serrarsi a pugno e il fiato gli si fermò in gola.
4.
Mortem Arena. Settore 331
Lo colpì con tutta la forza che aveva. Il dolore alla testa era diventato insopportabile e quel tipo aveva continuato a colpirlo con quei pugnetti da niente. "al diavolo MP, al diavolo la gente" doveva scendere da quel palco e andare a bere qualcosa..
Lo colpì facendolo volare in aria per almeno 4 metri, mandandolo a sbattere contro la rete di perimetro del ring; gli aveva probabilmente fratturato le costole fluttuanti e il tipo doveva essersi spezzato la schiena nell'impatto con il ferro della griglia. L'arena "che modo ridicolo di chiamare quel posto" si era ammutolita, tutti guardavano esterefatti. La gente probabilmente si aspettava che lui vincesse, ma non si aspettavano l'avrebbe fatto in quel modo....
si sistemò il cappuccio sulla testa e andò verso la porta di metallo ritagliata dalla grata, fece saltare con uno strattone il lucchetto con il quale lui e il suo sfortunato avversario erano stati chiusi sulla piattaforma e camminando in maniera arrancata raggiunse il Bar della struttura.
La gente si allargava al suo passaggio, quasi con il timore reverenziale di sfiorarlo; tra i tanti visi esterefatti, c'era anche quello del ragazzino che lo aveva visto mentre lui era nell'arena.
Si sedette sullo scomodo sgabbello altro e si appoggiò stanco sul bancone.Aveva il volto imperlato dal sudore e la mentre stravolta dal dolore..."non era mai stato così intenso" pensò....lo stava distruggendo.
Buttò giù diversi bicchieri di Core, un intruglio alcoolico che gli avrebbe corroso lo stomaco e si accasciò con la testa appoggiata al bancone.
"Ethan Graves?"
"uh..?" la voce gli uscì flebile e visibilmente stupita. Stava per addormentarsi lì sul bancone.
"lei è il signor Ethan Graves?" ripetè la voce.
veniva da dietro di lui, dovette girarsi per vedere chi stava parlando, quel semplice gesto gli sembrò faticosissimo in quel momento.
Si trovò di fronte un uomo..più adulto di lui, capelli brizzolati e occhi di un chiaro che arrivava al grigio. Continuava ad osservarlo "dovrebbe stare più attento a quello che fa, e non mi riferisco ai due bicchieri che ha appena buttato giù".
"tutto quel casino....quella dimostrazione di forza, potrebbe attirare l'interesse di qualcuno a cui queste cose non piacciono" stava chiaramente parlando dell'Inquisizione Imperiale.
"lei chi è?" quell'accenno ad una cosa che in realtà preoccupava anche lui da tempo lo fece innervosire "come conosce il mio nome?" tutti lo conoscevano semplicemente come "Ethan".
"sono un amico, qualcuno che si preoccupa per lei e che la osserva da un pò di tempo" disse con voce pacata l'uomo "in verità sono qui per conto di qualcuno che non ha voglia di scendere in questa bettola maleodorante per incontrarla" contrasse il naso in una smorfia di sdegno "qualcuno che mi ha chiesto di consegnarle questa".
Gli porse una lettera, anonima, infilata in una busta di carta; era una cosa abbastanza insolita: non se ne vedeva molta di carta da quelle parti, sull'intero pianeta non esistevano che pochissimi alberi e la produzione di cellulosa era cessata da tempo. Quell'uomo, o quello per conto di cui diceva di venire, doveva essere molto ricco. O di un altro pianeta.
"cosa devo farci con questa?" chiese fingendosi poco incuriosito.
"quello che le pare....la apra, la legga, la bruci...non mi riguarda...chi mi manda qui pensa che Lei possa essere interessato a quello che c'è scritto lì sopra....ammesso che sappia leggere...".
Sorrise "lei sta parlando con una persona che farebbe bene a non far innervosire".
"me ne guardo bene...il mio committente mi ha detto che non avrei dovuto. Pensavo che magari se non sapeva leggere potevo darle una mano io..tutto qui"
"so leggere" disse, aggiustandosi il cappuccio. Non lo toglieva mai. "chi manda questa lettera?".
"non posso dirglielo".
Ormai si era formato un capannello di gente ad assistere a quella strana conversazione. Non era ben certo che tutti capissero cosa stavano dicendo, molti erano semplicemente troppo fatti o troppo ubriachi per capire alcunchè. "la tenga da parte, è qualcosa di privato" l'uomo dagli occhi chiari lo stava fissando. Si accorse solo in quel momento che il mal di testa era sparito da quando quell'uomo era con lui.
"ci penserò" disse e se la portò alla tasca del suo impermeabile. Quando rialzò la testa l'uomo non c'era più...
ma in compenso era tornato il mal di testa.
